IL PENSIERO CREATIVO COME ANTIDOTO AL SENSO D’IMPOTENZA

Tra i tanti sentimenti che ci troviamo ad affrontare in una situazione di crisi come quella attuale, l’impotenza è tra quelli che spaventa maggiormente, perché può diventare soverchiante e convincerci che ogni possibile soluzione è inutile. Sicuramente ciò che accade oggi sembra essere ed è molto più grande di noi, come singoli individui e può alimentare questo sentimento, può supportare l’idea che tutto ciò che proviamo a fare nel nostro piccolo sia in realtà inutile.   Quando le persone sentono di non avere alcun controllo su ciò che gli accade, tendono a rinunciare e ad adattarsi alla situazione, senza cercare più strategie per migliorarla, cadendo in una sorta di passività. Questo fenomeno è noto in psicologia come impotenza appresa.                              

Che cos’è L’IMPOTENZA APPRESA?

L’impotenza appresa è la convinzione che, qualunque cosa facciamo, non otterremo un risultato diverso. Essa ostacola ogni possibilità di cambiamento, rendendoci ciechi anche alle opportunità che ci si presentano.   Martin Seligman spiega che siamo incapaci di reagire alle situazioni dolorose perché spesso dopo aver cercato di cambiare il corso delle cose senza ottenere i risultati attesi, ci inibiamo e cadiamo in uno stato di passività. Questo fenomeno è stato studiato anche sugli animali: quando vengono sottoposti ripetutamente a stimoli negativi e non hanno la possibilità di fuggire, ad un certo punto semplicemente smettono di tentare di evitare lo stimolo, si arrendono. Ma soprattutto quando poi viene data loro la possibilità di fuggire ed allontanarsi dallo stimolo negativo, non ne approfittano, rimangono passivi sulla base degli apprendimenti passati.  

Nell’ impotenza appresa sono coinvolte quattro aree fondamentali: motivazionale, cognitiva, emotiva e comportamentale. L’individuo perde la motivazione ed assume il ruolo e la mentalità della vittima, comportandosi in modo apatico. Inoltre, si convince di non poter migliorare in alcun modo la sua situazione, rassegnandosi a quello che sembra un destino ineluttabile. Gli errori e i fallimenti non rappresentano più un’opportunità di crescita ma solo la conferma di una visione estremamente pessimistica del mondo circostante. Infine, chi sperimenta questa condizione psicologica, eviterà di prendere decisioni importanti perché “tanto tutto è inutile” e si chiuderà in se stesso, subendo passivamente ciò che gli accade.

Non tutte le persone, però, reagiscono allo stesso modo di fronte alle avversità, e anche durante le crisi più profonde della nostra società c’è sempre qualcuno che riesce ad uscirne in qualche modo vincente. E paradossalmente, per uscire vincenti anche dalle situazioni più critiche bisogna aver sviluppato una certa dimestichezza nel fallire e di conseguenza nel perseverare.

Nel momento in cui impariamo ad agire e interagire con il nostro ambiente, e quindi nel contesto in cui viviamo, questo ci permetterà di divenire sempre più coscienti che, anche se le circostanze influenzano i nostri risultati, in ultima analisi non determinano interamente il corso degli eventi.

E qual è allora L’ANTIDOTO per l’impotenza ?

“L’attività creativa è quindi quella che rende l’uomo un essere rivolto al futuro, capace di dar forma a quest’ultimo e di mutare il proprio presente.” Lev S. Vygotskij  

Il pensiero creativo è ciò che ci permette di trovare soluzioni innovative anche di fronte agli ostacoli più impensati, poiché rompe gli schemi abituali che siamo abituati ad applicare nella vita quotidiana. Il pensiero creativo viene chiamato anche pensiero laterale o divergente, poiché si contrappone al pensiero logico / verticale, che si basa sul binomio causa-effetto.  

Lo psicologo Edward De Bono sostiene che il ragionamento logico, quello che viene privilegiato nel nostro sistema d’istruzione,  non può soddisfare in modo completo l’esigenza di nuove idee, che oggi cresce in maniera esponenziale.  In un mondo in continua trasformazione è infatti necessario trovare soluzioni fuori dagli schemi, che difficilmente sono frutto di un ragionamento esclusivamente basato sulla logica.  

Spesso è importante analizzare da più punti di vista un problema e cercare delle soluzioni attraverso delle associazioni insolite, senza ricercare un’unica soluzione diretta al problema, indagando le connessioni apparentemente nascoste della nostra mente. I

n questo momento storico, in cui si rendono d’obbligo tante restrizioni sia per i singoli cittadini, che per le imprese, è importante più che mai riuscire ad allenare il nostro pensiero creativo, che a differenza di quello logico è innato nell’uomo, e procede sempre per tentativi ed errori.

Un ESEMPIO DI PENSIERO CREATIVO a cui abbiamo assistito proprio in questo periodo?

Devo confessare che l’ispirazione per scrivere questo articolo mi è arrivata proprio da un’impresa italiana che ha saputo uscire da uno schema a cui tutti siamo abituati, e che nessuno prima di loro aveva messo in discussione : prendere cappuccino e cornetto al bar. E sorprendentemente invece Caffè Vergnano ha avviato da pochissimo il suo servizio di colazioni a domicilio, grazie a un'Ape che gira per Torino, di quartiere in quartiere. Espresso, cappuccino e brioche calde arrivano direttamente nelle case dei clienti che a causa del coronavirus hanno dovuto rinunciare al piacere di una colazione al bar.

L’idea in sé è semplice, eppure geniale. Questo perché nonostante molti ristoranti facciano da sempre delivery, non siamo abituati a pensare a un servizio che porti la colazione a domicilio. E’ la classica idea che ti fa esclamare “caspita, perché non ci ho pensato io? Era così facile”. E invece facile non lo è per niente, perché per immaginare un servizio fuori dagli schemi e metterlo in piedi nonostante le possibili critiche e il possibile fallimento, serve aver ben allenato proprio il nostro pensiero laterale.  

Questo è un classico caso di inversione, un processo che ha lo scopo di fornire un punto di vista diverso ed opposto su di un argomento. In questo caso l’inversione è  la seguente : “i clienti vanno al bar per fare colazione” à “il bar va dai clienti per fargli fare colazione”.    

Quali sono gli OSTACOLI ALLO SVILUPPO DEL PENSIERO CREATIVO ?

1.   perfezionismo

2.   utilizzo esclusivo del pensiero logico

3.   paura di sbagliare o apparire stupidi/incompetenti

4.   non rompere mai le regole

5.   falso mito del “bisogna essere pratici”

6.   rifuggire l’ambiguità o le situazioni ambigue (non tollerare l’incertezza)  

Tutti questi elementi ci impediscono di seguire il corso delle nostre idee più creative e potenzialmente innovative e di successo, poiché ci ancorano ad un tipo di ragionamento lineare.. il tipico ragionamento che “non fa una piega”.  

Per tanti di noi è naturale rifiutare ciò che  sembra imperfetto, incerto, ambiguo o addirittura insensato. Non riusciamo a tollerare “le pieghe” del nostro pensiero e attiviamo subito il nostro giudice interno che tacita qualsiasi barlume di creatività, spesso anche in maniera brutale. Ecco allora che ci troviamo di nuovo bloccati dalla paura del fallimento e torniamo a cadere in quell’impotenza appresa, con anni di allenamento, aggiungerei.  

Che cosa ci permette INVECE di sviluppare la creatività?  

  1. Umorismo
  2. Motivazione
  3. Pensiero laterale
  4. Esperienza
  5. Sospensione del giudizio verso le nostre idee
  6. Considerare l’errore come un feedback e dunque come una risorsa da utilizzare  

Grazie a questi elementi riusciamo a sganciarci da un ragionamento solo ed esclusivamente logico e lineare, legittimandoci a pensare in maniera differente e quindi a distinguerci. Così facendo potremo uscire anche dallo schema dell’impotenza, perché essa è appunto appresa, non innata (a differenza del pensiero creativo). Questo è il motivo per cui l’essere umano, sia come individuo che come specie, è riuscito a superare molteplici avversità e crisi e a diventare ciò che è oggi.

Non siamo programmati per arrenderci, ma per perseverare.    

BIBLIOGRAFIA

De Bono, Edward, Creatività e pensiero laterale, Bur, Milano, 1998

Garber, J. & Seligman, M.E. (1980) Human Helplessness: Theory and Applications. Nueva York: Academic Press.

Seligman, M.E.; Maier, S.F. & Geer, J. (1968) The alleviation of learned helplessness in dogs. Journal of Abnormal Psychology; 73: 256-262.  

SITOGRAFIA  

http://geapolis.eu/  

https://angolopsicologia.com/  

https://oltremeta.it/blog/  

https://www.incoaching.it/    

https://www.elenaveronesi.com/