PERSONALE SANITARIO E SALUTE MENTALE: le strategie di coping nell’emergenza Corona Virus

Secondo un articolo pubblicato sulla rivista Lancet, in qualsiasi catastrofe biologica, i temi della paura, dell'incertezza e della stigmatizzazione sono comuni e possono ostacolare adeguati interventi di salute medica e mentale. Sulla base dell'esperienza maturata a livello mondiale in passato, relativa all’impatto psicosociale delle epidemie virali, possiamo affermare che lo sviluppo e l'implementazione della valutazione della salute mentale, il supporto, il trattamento e i servizi sono obiettivi cruciali e urgenti per la risposta sanitaria all'epidemia 2019-nCoV.  In particolare, il personale sanitario che lavora a contatto con i pazienti contagiati, è ad alto rischio non solo di contrarre l’infezione, ma anche di incorrere in disturbi della sfera psichica; Nell’articolo viene presa in considerazione l’epidemia di SARS del 2003, dove i professionisti sanitari coinvolti furono trovati a maggior rischio di sviluppare ansia, depressione, frustrazione e disturbo post-traumatico da stress. Nonostante i comuni problemi e disturbi di salute mentale riscontrati tra pazienti e operatori sanitari in tali contesti, la maggior parte degli operatori sanitari che lavorano in unità di isolamento e ospedali non ricevono alcuna formazione in relazione alla salute mentale.   In un’intervista rilasciata a Sanità Informazione, Giorgio Nardone, psicoterapeuta e direttore della scuola di specializzazione post laurea in psicoterapia breve e strategica, afferma che “dobbiamo offrire un supporto psicologico a chi lavora in prima linea ora, nell’emergenza. Non sentono ancora ciò che stanno provando, se ne accorgeranno più avanti. Le ferite del guerriero si sentono una volta finita la battaglia”. Non possiamo attendere dunque che siano loro a chiedere aiuto, bensì fornirlo nella maniera più tempestiva possibile.   L’aiuto in questo caso dovrebbe essere non solo orientato al supporto ma anche alla promozione e allo sviluppo di strategie di coping adeguate, che aiutino i professionisti a fronteggiare l’emergenza non solo nel breve termine ma anche nel lungo periodo.  

STRATEGIE DI COPING IN EMERGENZA  

Le strategie di coping non sono altro che l’insieme dei meccanismi psicologici adattativi messi in atto da un individuo per fronteggiare problemi emotivi ed interpersonali, allo scopo di gestire, ridurre o tollerare lo stress ed il conflitto. Alcune di esse possono essere efficaci per gestire eventi stressanti circoscritti in un periodo limitato di tempo, come ad esempio l’evitamento o il distacco emotivo, o ancora l’esercizio del controllo sul problema per sfuggire ad ansia e paura. Ma quando la situazione di emergenza è prolungata, come in questo caso, reprimere emozioni soverchianti senza poterle elaborare può creare seri problemi alla salute mentale del personale sanitario. Non esistono infatti strategie di coping adattive o disadattive a priori: strategie efficaci in una situazione possono non esserlo in un’altra, così come alcune modalità reattive possono essere positive se usate moderatamente e nel breve periodo, ma diventano negative se utilizzate in maniera prolungata ed esclusiva.                                      

Le strategie di coping utilizzate influenzano le reazioni dei soccorritori e contribuiscono alla elaborazione delle emozioni associate agli eventi vissuti. Nel 1995, allo scopo di individuare le strategie di coping utilizzate dagli operatori dell’emergenza sulla scena del disastro, Holaday e collaboratori hanno sottoposto cento operatori, che avevano partecipato con vari ruoli (vigili del fuoco, poliziotti, soccorritori sanitari, ecc.) alle operazioni di soccorso in un grave incidente in Norvegia, al Coping Mechanism Questionnaire (CMQ, Dyregrov e Mitchell, 1992). Dai risultati sono emerse distinte categorie di coping:

1)    comportamenti focalizzati sul compito

2)    distanziamento emotivo

3)    strategie cognitive auto-dirette

4)    altruismo

5)    ricerca di supporto sociale.  

Inoltre, sono emerse importanti conclusioni riguardanti la formazione del personale; poliziotti e vigili del fuoco che avevano preso parte a training di formazione sui temi dell’aiuto agli altri e delle reazioni emotive hanno riportato più comportamenti di auto-rinforzo, più ricordi interiorizzati e sono risultati meno segnati dalle emozioni negative. Al contrario, coloro che non avevano preso parte alla formazione, avevano la tendenza a riportare l’accaduto come se fosse ancora presente in quel momento.  

COSA PUO’ ESSERE FATTO ADESSO?  

L’articolo  pubblicato su The Lancet – Psychiatry, sostiene che ci sia urgente bisogno di predisporre interventi a sostegno della salute mentale, e propone quattro strategie, basandosi sulla precedente emergenza SARS:

1)    Stabilire dei “team multidisciplinari” (composti da psichiatri, psicologi e infermieri) a supporto sia della popolazione sia del personale sanitario.

2)    Garantire che le comunicazioni riguardanti la diffusione del virus siano chiare e tempestive.

3)    Utilizzo di dispositivi elettronici  per il supporto psicologico. 

4)    Valutazione periodica di pazienti e sanitari per l’insorgenza di depressione, ansia e tendenze suicide, in modo da ricevere un aiuto rapido e mirato (in forma di psicoterapia o di farmaci).  

E PER QUANTO RIGUARDA LE STRATEGIE DI COPING?  

Come dimostra la ricerca di Holaday è estremamente importante l’aspetto formativo del personale coinvolto in situazioni d’emergenza. Si può pensare quindi a strutturare dei corsi di psicoeducazione e dei veri e propri training relativi alla gestione delle emozioni e alle strategie di coping per tutto il personale sanitario.  

All’interno di questo quadro, una strategia di grande interesse riguarda il coping proattivo, attuato cioè prima di incontrare eventuali eventi stressanti.

Aspinwall e Taylor (1997) hanno posto in evidenza che l’attuazione del coping proattivo ha importanti benefici per la persona, in quanto minimizza l’ammontare complessivo di stress che il soggetto potrebbe incontrare, aumenta il numero di opzioni possibili per affrontare una situazione e consente infine di preservare risorse personali, come tempo ed energia, agendo preventivamente.

L’affrontare un’attivazione emozionale scaturita dalla percezione di un possibile evento negativo, influenza le modalità con cui saranno affrontate le reali situazioni stressanti successive. E’ possibile dunque un processo di apprendimento che può essere attivato preventivamente.

La teoria di Aspinwall e Taylor valorizza dunque un coping attivo. Infatti, mentre inizialmente il coping attivo era considerato positivo per gli eventi stressanti soggetti a cambiamento e il coping di evitamento era più utile nel caso di eventi incontrollabili, in realtà l’uso continuato di strategie di evitamento si rivela un fattore di rischio. L’evitamento, infatti, non produce nuove informazioni sui problemi e compromette alcune risorse come il sostegno sociale.  

BIBLIOGRAFIA  

Aspinwall, L. G., & Taylor, S. E. (1997). A stitch in time: Self-regulation and proactive coping. Psychological Bulletin, 121, 417-436.    

Holaday, M., Warren-Miller, G., Smith, A. and Yost, T.E. (1995). A preliminary investigation of on-the-scene coping mechanisms used by disaster workers. Journal of Mental Health Counseling, 17, 347-369.  

Yu-Tao Xiang, Yuan Yang, Wen Li et al., Timely mental health care for the 2019 novel coronavirus outbreak is urgently needed, The Lancet – Psychiatry, Volume 7, ISSUE 3, P228-229, March 01, 2020  

SITOGRAFIA

Ascolese Antonio, Le strategie di coping e l’ottimismo – Psicologia, State of Mind < https://www.stateofmind.it/2013/10/coping-ottimismo/> (2013)  

Baldini Elena, Emozioni e reazioni di coping in situazioni di emergenza < http://www.counselling-care.it/pdf/pdf_psico/Psicotrauma73.pdf >  

Franzellitti Viviana, Coronavirus, lo psicologo: «Personale sanitario svilupperà disturbi post traumatici. Attivare subito supporto psicologico», Sanità Informazione < https://www.sanitainformazione.it/lavoro/coronavirus-lo-psicologo-molti-medici-svilupperanno-disturbi-post-traumatici-le-ferite-del-guerriero-si-sentono-finita-la-battaglia/> (2020)